Vincere la timidezza con il teatro

    vincere la timidezza
    Vincere la timidezza con il teatro? È una frase che sento ripetere spesso, sia dai genitori che portano i propri figli ad un corso di teatro extrascolastico, sia da molti insegnanti che decidono di realizzare un progetto di teatro nella propria classe.
     
    Ma è davvero possibile vincere la timidezza con il teatro?
    Forse sì, forse no.
    Io ti propongo tre possibili riflessioni.
    1. Sì, perché…

      Si può vincere la timidezza con il teatro perché il teatro si fa insieme

      Tra le cause più diffuse della timidezza c’è il timore del giudizio, la paura di essere derisi o di essere “da meno” rispetto agli altri. In effetti viviamo in una società estremamente competitiva, dove fin da bambini siamo portati a fare paragoni per capire chi è “il migliore”, a voler sempre essere performanti, a dividere il mondo in vincenti e perdenti.
       
      Il teatro rimuove alla radice questo modo di pensare, e con essa tutti le emozioni legate al “non essere abbastanza”. A differenza di molte altre discipline infatti, il teatro non è un’attività competitiva, ma cooperativa. Non c’è un vincitore al termine di uno spettacolo teatrale, non c’è una classifica, non c’è un ultimo classificato.
       
      C’è semplicemente il teatro, quello che si è creato insieme. E se non ci sono vincitori né sconfitti né giudici né allora si può provare e sbagliare, si può smettere di avere paura.
       
      A teatro non c’è problema se sbagli, se sei imperfetto.
      A teatro nessuno giudica nessuno,
      perché tutti sappiamo
      che tutti sbagliamo, tutti siamo imperfetti.
    2. Sì, ma a patto che…

      Si può vincere la timidezza ma ognuno ha i propri tempi

      Vincere la timidezza è un processo che si porta avanti a piccoli passi.

      Per questo è importante comprendere la differenza tra incoraggiare e forzare. Per un bambino timido anche dire due parole davanti a tutti può essere un passo grande; per questo prima di sottoporgli un nuovo “passo”  (che può essere semplicemente fare un gioco teatrale dove è necessario parlare o dove per qualche secondo l’attenzione di tutti è su di lui) devi domandarti sinceramente se pensi che con il tuo aiuto e quello dei compagni possa superarla, o se sia effettivamente sia una prova troppo grande, per la quale ancora non è pronto e che anzi potrebbe essere controproducente se imposta con insistenza.

       
      Ho seguito personalmente bambini che, un passo alla volta, hanno sviluppato molta più stima di sé e disinvoltura nelle situazioni sociali. Ma ho anche visto bambini che, forzati in situazioni performative troppo forti per loro (es. un intero monologo da pronunciare sul palco davanti a tutti) si sono chiusi ancora di più, non soltanto nei confronti teatro ma della relazione con gli altri in generale.
       
      Vincere la timidezza si può,
      ma patto che si rispettino i tempi dei bambini.
      Vincere la timidezza si può
      come si può fare un lungo viaggio: un passo per volta.
    3. Sì, ma…

    Siamo sicuri che “vincere la timidezza” sia l’espressione più adatta?

    Ultimamente sto riflettendo su quanto spesso utilizzo la parola “vincere”.
     
    Vincere una sfida, vincere una battaglia… e allora tutto quello che ho detto poco fa sul fatto che a teatro non ci sono né vincitori né vinti? Sulla società iper competitiva in cui siamo immersi?
     
    Se parliamo di “vincere” la timidezza con il teatro, se la mettiamo in termini di “vittoria”, sembra allora che la timidezza sia soltanto un nemico da sconfiggere, qualcosa di negativo di cui sbarazzarsi il prima possibile.
    Ma la timidezza fa parte di noi, e il teatro è anche uno strumento per accettare noi stessi nella nostra totalità, limiti compresi.
     
    Questo vuol dire che non ci sono aspetti di noi da eliminare, da nascondere, di cui vergognarsi. Semmai ci sono aspetti che dobbiamo imparare ad ascoltare, ad accogliere e addomesticare; e ad amare, perché la timidezza sottintende grande sensibilità e attenzione, doti assolutamente da non eliminare ma anzi da apprezzare e valorizzare.
     
    Non si tratta di  vincere la timidezza
    ma di VIVERE la timidezza.
    Trovare un modo per convivere con quest’amica
    a volte un po’ scomoda ed capricciosa,
    ma che ci rende unici.
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