3 errori nei laboratori teatrali per la scuola primaria

    errori nei laboratori teatrali
    Gli errori nei laboratori teatrali per bambini sono sempre in agguato.
    È inevitabile, perché non è un lavoro sempre uguale e ripetitivo dove puoi mettere il pilota automatico, ma hai invece a che fare con altri esseri umani, ciascuno diverso e unico.
     
    Tengo laboratori teatrali per bambini di scuola primaria ormai da parecchi anni: nel tempo ho cambiato tante scuole e classi diverse, ho cambiato città e Regione. Ho anche cambiato molte cose nel mio approccio, perché anche io sono  cambiata e cresciuta, ho acquisito nuove competenze e imparato cose nuove.
     
    Ed è proprio vero, si impara dagli errori. In particolare, ci sono alcuni errori nei  laboratori teatrali che cerco di non fare più. Eccoli:

    “È più importante
    sviluppare una sensibilità nei confronti dell’altro
    piuttosto che realizzare il desiderio di esibirsi ed esprimersi”.

    Peter Brook

     

    1) AVERE IDEE TROPPO RIGIDE

    È teatro, mica cemento armato

    Tra tutti i possibili errori nei laboratori teatrali, uno dei più comuni (che capita regolarmente anche a me) è proporre una scena e pretendere che venga svolta esattamente come l’ho pensata io, senza dare  spazio all’iniziativa dei bambini, alle varianti che potrebbero nascere dal loro contributo.
    O semplicemente senza ammettere che l’idea come l’avevo pensata io nella mia testa era molto bella, ma nella realtà concreta del lavoro con i bambini non funziona. 
    E allora deve essere la mia idea a cambiare e adattarsi ai bambini, non il contrario.
     
    Mi succede spesso durante le lezioni di teatro con bambini della scuola primaria: quando ascolto ciascuno con attenzione la scena può prendere una piega diversa da quella che mi sarei aspettata, ma è una piega molto più ricca, più profonda, piena delle idee e della sensibilità di ciascuno.
     
     

    2)NON AVERE LA PAZIENZA DELL’ATTESA

    Nessuno nasce imparato. Ci vuole tempo

    Proporre un gioco teatrale e aspettarmi che venga subito eseguito alla perfezione, senza dare il tempo necessario per ascoltarsi, assimilare le regole del gioco,  iniziare a giocare sul serio, divertirsi, entrare completamente nella situazione.

    Ci vuole tempo perché una cosa inizi a funzionare, è una regola che vale nella vita come nei laboratori teatrali;  in particolare nei laboratori teatrali per bambini, che non sono adulti in miniatura ma hanno bisogno dei loro tempi per entrare nell’atmosfera del teatro, creare un rapporto di fiducia con i compagni e con il conduttore, familiarizzare con un contesto creativo e non competitivo.

    Ma viviamo in un mondo dove “non c’è mai tempo”, dove anche a me capita di lasciarmi prendere dal “voglio tutto e subito” e vorrei vedere subito il risultato senza lasciare tempo al processo, al percorso. E invece è proprio da quello che escono le idee più belle, se ho la pazienza di osservare, di ascoltare, di aspettare.
     
     

    3) METTERE LE MIE IDEE PRIMA DELLE PERSONE

    Sono bambini, non burattini

    La citazione che ho messo all’inizio di questo articolo, quella che dice “è più importante sviluppare una sensibilità nei confronti dell’altro piuttosto che realizzare il proprio desiderio di esibirsi ed esprimersi” è di Peter Brook, uno dei più grandi registi del ‘900. 
     
    Lui, che era una vera e propria leggenda del teatro, avrebbe avuto tutti i motivi per pensare di più all’esibirsi e meno alla relazione con l’altro, eppure… eppure ha scritto quella frase, che io trovo davvero illuminante.
     
    Purtroppo molti professionisti del teatro non applicano questo principio e commettono, tra tutti i possibili errori nei laboratori teatrali, quello che personalmente trovo più fastidioso: mettere il proprio ego davanti ai bambini. Pretendere che i bambini siano come marionette incaricate di dare gloria al proprio estro creativo.
     
    Ecco, una cosa che cerco sempre di fare è di privilegiare l’ascolto delle persone che ho di fronte nei laboratori teatrali, senza sovrastarli con ciò che io vorrei che dicessero o facessero.  Senza soffocarli con le mie ambizioni artistiche: non sono pedine o pupazzi da utilizzare per mettere in scena le MIE visioni di teatro, sono persone portatrici di una propria personale ricchezza, ed è quella ricchezza che bisogna scoprire, valorizzare, lasciare esprimere.
     
    Certo, sempre con la mia guida. Ma guida, non dittatura.
     
    Ogni tanto, lo ammetto, mi capita di cascarci comunque. Quando succede cerco di correggermi subito, il prima possibile. E poi di andare avanti con ancora più attenzione. La conduzione di un laboratorio teatrale per bambini NON è come andare in bici, che una volta imparato hai imparato per sempre. È invece un apprendimento continuo, dove dove continuamente scopro, sperimento, ascolto, imparo, sbaglio, correggo, creo, cresco.
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